Mineralizzazioni secondarie nella Tuscia

La Tuscia viterbese è un territorio non troppo ricco di minerali collezionisticamente interessanti, come macrocristalli, grossi affioramenti di minerali rari o associazioni particolari, ma comprende moltissimi posti dove possono essere presenti rarità e pezzi unici in piccolissima quantità che solo un occhio attento può cogliere, vedi ad esempio le sanidiniti del Vico o le mineralizzazioni dei monti della Tolfa.

Qui voglio fare una rassegna dei minerali che si trovano qui nei dintorni, descritti e fotografati per permettere un identificazione più immediata e accurata.


Elenco delle specie mineralogiche trovate nella Tuscia


Calcite

CARATTERISTICHE CHIMICO-FISICHE

 

Formula chimica: CaCO3

Sistema cristallino: Trigonale

Densità: 2,71

Durezza: 3

Sfaldatura: romboedrica perfetta

Frattura: irregolare

Colore: gli esemplari della Tuscia sono bianco latte, trasparenti, giallo-rossi

Lucentezza: vitrea, a volte grassa o terrosa

 

La calcite è carbonato di calcio neutro, una sostanza onnipresente nei suoli, nelle rocce e in tutti gli ambienti naturali. Questo minerale è per l'appunto comunissimo e si può trovare in grosse quantità e sotto varie forme: massiva e compatta, in piccoli cristalli trasparenti, grossi blocchi spatici bianco latte, venature negli argilloscisti, oppure in piccoli romboedri sparsi in mezzo ad altro materiale litologico.

 

Nella fascia metamorfica di contatto tra le colate laviche dei tre vulcani principali e il basamento meso-cenozoico, si sono formate moltissime rocce che presentano calcite in minuti cristallini o come riempimento delle fessure; questo perchè il processo di ricristallizzazione avviene quando la roccia, passando da un equilibrio chimico all'altro, cerca di espellere o diluire certe specie chimiche che risulterebbero instabili nel nuovo ambiente, in questo caso modificato repentinamente dal contatto con i piroclastiti incandescenti: ecco quindi che il carbonato di calcio si discioglie e la roccia, diventata ormai scisto, lo fa convergere attraverso flussi idrotermali nelle fessure e gli spazi vuoti, dove questa sostanza ha il tempo e lo spazio per raffreddarsi più o meno lentamente per formare cristalli più o meno grandi e sviluppati.

 

Riconoscere la calcite è abbastanza facile, e lo si può fare tramite pochi accorgimenti:

- essa è molto tenera (3 Mohs), quindi una punta di ferro comune (circa 5 Mohs) deve inciderla, riconoscendola subito dal simile quarzo e quarzite.

- la calcite si presenta in masse (foto 3), in cristalli scalenoedrici (foto 1) o aggregati rotti a "scalini", cioè romboedri con molti spigoli perfettamente dritti che cambiano direzione ad angolo vicino a quello retto (foto 2): mettendo in mostra così la sua frattura, si riconosce ulteriormente dal quarzo.

- l'effervescenza all'HCl della calcite è energica ed evidente: basta avere una boccetta con un contagocce nella borsa sul campo per determinare quasi con certezza che il minerale sia calcite.

 

La calcite si può trovare praticamente dappertutto, in condizioni naturali e artificiali, cioè in massi e formazione autoctone o in materiale sparso o portato dall'uomo in altri luoghi.

Le rocce sede di mineralizzazione di questo carbonato sono le sedimentarie, ma soprattutto le metamorfiche originate dalle prime; è comunissimo, ad esempio, andando a Tarquinia in cerca di fossili sulle pareti di calcarenite, trovare calchi di organismi finemente mineralizzati a calcite: essa è stata depositata sui fossili sia per la conversione dell'aragonite dei loro gusci sia per i differenti equilibri chimici instaurati una volta esposta la roccia all'atmosfera, che ha stabilito la cristallizzazione (per acque meteoriche ad esempio) della calcite.

Nelle metamorfiche la calcite si presenta molto più elegante e composta: dove nelle sedimentarie è finemente tritata e sparsa nella matrice, qui invece è si presente nella pasta di fondo della roccia ma anche espulsa da essa e mandata a colmare le fessure, con gli effetti descritti in precedenza.

Nelle rocce vulcaniche è presente calcite sottoforma di sporadici cristalli ben formati (proietti vicani) o in masse concrezionate (Onano, VT)

 

Dall'alto al basso:

- Calcite scalenoedrica dal parco Marturanum su argilloscisti

- Calcite massiva romboedrica dalle marne del Mignone

- Calcite, massa raggiata arancione di provenienza ignota (Tuscia)

- Calcite, cristalli ben formati su roccia marnosa a Santa Severa



Augite

CARATTERISTICHE CHIMICO-FISICHE

 

Formula chimica: (Ca,Mg,Fe2+,Fe3+,Ti,Al)2(Si,Al)2O6

Sistema cristallino: Monoclino

Densità: 3,2-3,5

Durezza: 5,5-6

Sfaldatura: buona

Frattura: irregolare, concoide

Colore: nero fino a verde o bruno molto scuri

Lucentezza: vitrea o resinosa

 

L'augite è il tipico minerale delle vulcaniti laziali e campane; è presente con frequenti cristallini in tutti i tufi, sparso nella matrice, in rocce plutoniche e altre effusive, come le trachiti. I suoi cristalli si presentano come prismi allungati (foto 2) o masse compatte, vetrose, spesso rotte con fratture irregolari e concoidi (foto 1).

E'un pirosseno: questo gruppo di minerali è tipico delle rocce vulcaniche povere in silice libera ed è composto da minerali con struttura chimica del tipo ABCSi2Odove A, B e C rappresentano una serie di metalli di transizione o alcalini (per approfondimenti vedi il LINK). I pirosseni sono a loro volta suddivisi in clinopirosseni (monoclini, di cui l'augite) e ortopirosseni (ortorombici): LINK

L'augite stessa non è un minerale con composizione fissa, ma è un termine "medio" del triangolo enstatite-ferrosilite-wollastonite (LINK per il diagramma), che rappresenta tutta la gamma di solubilità dei vari elementi che vengono rappresentati con A,B e C nella formula generale del gruppo; in particolare, il triangolo è compreso tra gli estremi ferroso (ferrosilite), magnesiaco (enstatite) e calcico (wollastonite) della serie.

 

L'augite si trova quindi in rocce vulcaniche sottoforma di piccoli prismi neri allungati, con il loro particolare abito e sfaccettatura. Riconoscerli è abbastanza facile perchè sono tra i pochi (se non gli unici) cristalli che presentano un colore simile combinato a un abito poco confondibile in queste rocce, o almeno nel territorio della Tuscia e nei cristalli da me ritrovati; infatti l'augite viene accompagnata da sanidino (trasparente-bianco), olivina (verde scuro trasparente), biotite (nera ma con l'abito lamellare tipico delle miche), leucite (bianca o gialla trasparente), plagioclasi come l'albite (di colore chiaro e abito differente).

 

Camminando per i terreni di Vetralla si possono addirittura ritrovare cristalli di augite sciolti ad esempio in mezzo a un parcheggio sterrato, oppure su una spianata a ridosso di una costruzione rurale: questo perchè il substrato rappresentato da una spessa e tenera coltre di tufo, sottoposta all'erosione di vento, acqua, animali, automobili e via dicendo, si disgrega in polvere e particelle molto fini; da questo accanimento erosivo sopravvivono solo i cristalli più duri, come le nostre augiti o le leuciti non ancora alterate. Ho raccolto centinaia di questi cristalli, tutti di piccole dimensioni (massimo 10 mm e mediamente 4-5 mm), sciolti nei grossi pavimenti vulcanici che caratterizzano le campagne circostanti.

 

Non ho ancora trovato cristalli grandi o apprezzabili a livello collezionistico, ma qui nella Tuscia sono sicuramente presenti e sono in attesa di essere scoperti e portati alla luce, magari su qualche pendice del monte Cimino o seppelliti dentro banchi di tufo.

Altre informazioni sull'augite: LINK