"La Serra" è situata a 4,5 km a sud ovest di San Miniato, nei pressi dell'omonimo paesino. In questa cava si estraggono sabbie e argille di età pliocenica, ricchissime di fossili di molluschi, crostacei, briozoi, coralli, rettili e mammiferi marini. E' incredibile la quantità di pezzi cosparsi nelle argille: arrivati sul posto sembra di stare in una spiaggia tropicale!

Le conchiglie fossili sono tutte di ambiente tropicale: abbiamo Terebridae, Muricidae, Clavatulidae e Olividae che indicano condizioni ancora calde del mar Mediterraneo. Ci troviamo quindi nello Zancleano, l'ultimo periodo in cui l'Italia è vissuta in un clima tropicale prima del raffreddamento progressivo del Pliocene superiore arrivando alle glaciazioni.

Purtroppo, come si vede dall'immagine a titolo, il destino di questi fossili è alquanto buio: le ruspe estraggono argilla costantemente, e gli operai della cava ci hanno anche raccontato di come la collina fossilifera era 2 o 3 volte più alta di oggi. Probabilmente nel giro di qualche anno la collina verrà completamente esaurita, e il 99% dei fossili contenuti andranno persi.


Aspetti ambientali e geologici



Ambiente di raccolta presso la cava "La Serra". A sinistra, le argille della zona a Potamides; a destra, la collina argillosa principale che contiene la più grande biodiversità della cava. Qui si possono trovare molluschi straordinariamente ben conservati, di dimensioni rilevanti e presentanti diverse associazioni con altri phylum. Sembra proprio un'istantanea del fondale di quello che sembra una laguna poco profonda, magari situata in un un tratto di mare ben protetto tale da permettere la deposizione delle argille finissime e la vita di tutte queste creature.

La cava "La serra" è forse una delle cave più interessanti e ricche a livello fossilifero dell'intera Toscana. Siamo nel piano Zancleano, nel Pliocene, caratterizzato da un clima ancora tropicale o subtropicale: in Italia si estendevano veri e propri atolli corallini e lagune poco profonde protette dalle innumerevoli isolette del Pliocene, formando coste con insenature molto ben riparate nelle quali la vita poteva prosperare.

Quello che si trova in questa cava ne è l'esempio lampante: molto probabilmente queste argille si sono deposte in una laguna poco profonda e dalle acque calme, tali da permettere la decantazione e sedimentazione delle particelle di argilla. Un ulteriore indizio viene fornito da un piccolo tratto di parete che presenta unicamente fossili di Potamides, che sono tipici di ambienti di transizione salmastri come lagune, delta fluviali o foreste di mangrovie: si può vedere la sua ubicazione nell'immagine. La presenza di questi molluschi indica la prossimità a una delle strutture prima citate, magari una foce fluviale, dato che le argille si depositano preferenzialmente in questi ambienti accompagnate da livelli alterni di sabbie, cosa che si può riscontrare in questa cava.

Siamo quindi di fronte a un sistema lagunare-deltizio del periodo Zancleano.


Arrivare alla cava è semplice: occorre arrivare al paese La Serra e poi procedere in direzione San Miniato (nord est) per circa un chilometro, dopodichè la cava si trova sulla sinistra della strada. Il problema non è arrivare alla cava, ma accedervi: ovviamente è completamente recintata, ed entrare dentro scavalcando o facendo qualche buco nella rete non è la soluzione migliore. Occorre quindi avere fortuna e capitare in zona quando sono presenti gli operai: quando ci siamo andati io e un mio compagno di scavi, abbiamo fortunatamente beccato il camion che doveva caricare del materiale e un operaio è venuto appositamente ad aprire i cancelli della cava per permettere le operazioni. Quindi ci siamo "appostati" e abbiamo aspettato il suo arrivo. Ci è voluto molto per convincere l'uomo a farci entrare: addirittura mi sono dovuto inventare che sono un ragazzo dell'Università di Pisa che sta facendo una tesi sui fossili della zona. L'uomo, grazie anche alle mie doti persuasive, si è dimostrato dopo un po accondiscendente e ci ha permesso di entrare per un'ora soltanto. Non sapevamo, al momento dell'ingresso, cosa ci avrebbe aspettato in quei terreni e soprattutto non sapevamo che ci avrebbe permesso un intero pomeriggio di scavi: ringrazio quindi calorosamente quell'uomo che ci ha dato questa occasione e che si è poi rivelato molto simpatico e alla mano.

Entrati, parcheggiamo la macchina a distanza di sicurezza dalle macchine e cominciamo subito le ricerche.

I primi fossili che troviamo si trovano in una piccola parete di argilla a ridosso dei parcheggi. Queste argille sono piene unicamente di Potamididae, dei molluschi simili ai Cerithiidae ma viventi in ambienti salmastri, di foce o lagunari. I gusci sono molto ben conservati e penso siano state presenti 2-3 specie al massimo. Non vi era quasi traccia di altri molluschi o altre specie in generale.

A quel punto, spinti dai consigli dell'operaio che ci aveva fatti entrare, proseguimmo in avanti verso un plateau di argilla dove, grazie alle acque meteoriche, si erano accumulate grosse Haustator vermicularis tutte orientate secondo le direzioni di flusso: erano gusci rimaneggiati provenienti dagli strati superiori dato che non erano completamente incastonate nel terreno. Si cominciavano già a intravedere delle specie interessanti, come Strioterebrum, Hexaplex, i favolosi Bolinus brandaris e qualche bivalve come Cardita.

Mentre raccoglievamo queste meraviglie, l'operaio della cava ci incitava a continuare più avanti sostenendo che nel punto dove stavamo scavando non c'era nulla e che era di scarso interesse, mentre in cima alla collina argillosa sembrava di essere in una spiaggia. Eccitati ma ancora scettici ci dirigemmo nel punto indicato e davanti agli occhi ci si parò quello che era un museo a cielo aperto: migliaia di gusci per metro quadro, tra frammenti e completi, bivalvi articolati, gruppi di ostriche che incrostano molluschi superiori, grossi Muricidae e lunghe e affusolate Terebridae e Turritellidae, splendide Cancellariidae perfettamente conservate e resti di chele di granchi. E' stata probabilmente l'uscita più prolifica della mia vita, fino ad ora, più impressionante della fauna di Vignola o quella della cava Corrazzano, o di qualsiasi giacimento della Tuscia.

Parlando con l'operaio, abbiamo scoperto che molti gruppi paleontologici fanno gite qui in questa cava: addirittura ci ha raccontato di come, tempo fa, professori e studenti dell'università di Firenze si siano, a dire dell'uomo, introdotti furtivamente dentro la cava senza autorizzazione (una cosa come 30-40 persone!!) e al momento dell'apertura della stessa, se li siano ritrovati dentro. Deve essere stato alquanto imbarazzante almeno per quei professori.

Altri racconti dell'uomo testimoniano il ritrovamento di numerosi fossili di rettili, pesci e mammiferi acquatici: un carapace di tartaruga, ossa di sirenidi, porzioni e denti di squali.

Personalmente ho riempito tre o quattro borse di materiale (per un totale di circa 5-6 kg), in più ho prelevato interi blocchi di argilla per la successiva analisi del detrito. Gli esemplari erano così belli che mi sono messo a raccogliere anche specie che già possedevo o che già avevo raccolto in decine di esemplari: il solo pensiero che di li a pochi giorni una ruspa sarebbe venuta a tirare via tutto mi dava i nervi.

A sinistra, probabile Muricopsis cristata; a destra, un mollusco completamente incrostato da briozoi.
A sinistra, probabile Muricopsis cristata; a destra, un mollusco completamente incrostato da briozoi.

Nell'immagine in alto si può capire quale sia la concentrazione di conchiglie e resti biologici nelle argille. Si notano Potamididae, Cerithiidae, Carditidae, Muricidae, Turritellidae, Ostreidae, Naticidae, Pinnidae, Cardiidae e Terebridae. Ho rinvenuto anche varie porzioni di chele di granchio, una delle quali molto ben conservata comprendente tutto il chelipede. Ho trovato anche molte colonie interessanti di briozoi, sia incrostanti che solitarie. Non mancano gli enormi gusci di Pelecyora gigas e le porzioni madreperlacee dei gusci dei Pinnidae (forse Atrina pectinata). Non ho trovato molte tracce di echinodermi.

 

Purtroppo la carta del progetto CARG scala 1:50000 non è ancora stata redatta, e la carta geologica scala 1:100000 non fornisce alcuna informazione: siamo infatti nella litologia indicata come Ps, che secondo la legenda è costituita da arenarie e sabbie gialle, e ricopre tutta l'area a sud ovest di San Miniato con l'eccezione delle valli fluviali. Nemmeno sul web si trova nulla che parli dettagliatamente di questa cava e del suo contenuto fossilifero, le uniche citazioni sono di alcuni pezzi ritrovati in zona recanti solo in nome della cava come provenienza.

In conclusione, consiglio vivamente agli appassionati di fossili di fare un giro in questa cava (previa autorizzazione ovviamente), perchè è un'esperienza unica e pochissimi giacimenti possono offrire questa abbondanza e biodiversità.


Alcune scatole contenenti esemplari della cava "La Serra". Si nota subito l'abbondanza di biodiversità, soprattutto dei gasteropodi, e la perfetta conservazione dei gusci. A destra si vedono anche i frequenti Cardium hians che si trovano sparsi nel terreno, ma non sono mai completi bensì sempre frammentati.

Stratigrafia della cava La Serra. Immagine tratta dal documento citato nel testo.
Stratigrafia della cava La Serra. Immagine tratta dal documento citato nel testo.

 

Un documento PDF ritrovabile su internet parla diffusamente di questa cava riferendosi soprattutto alla comunità di decapodi che gli esperti hanno trovato. Si tratta di "The decapod community from the early Pliocene (Zanclean) of "La Serra" quarry", scaricabile in LINK.

Questa pubblicazione, oltre a riportare informazioni generali sul sito come la stratigrafia (ho riportato l'immagine a sinistra), riporta anche la descrizione dei singoli livelli e i paleoambienti a cui si riferiscono.

La pubblicazione è però improntata principalmente sui crostacei che vi si possono trovare: si legge nell'introduzione che in questa cava sono presenti l'80% dei generi e il 75% delle specie rinvenibili in tutto il Pliocene toscano. Le foto dei decapodi sono bellissime, quindi consiglio vivamente di leggere questa pubblicazione, che mi ha aiutato anche nell'identificazione dei molluschi: infatti contiene anche una lista di tutti gli invertebrati ritrovati, soffermandosi in particolare sullo studio degli ostracodi che sono indicatori di ambiente ed età dei sedimenti.

Il documento conferma quindi le mie intuizioni riguardo l'età e l'ambiente. Più specificatamente, la sezione di La Serra rappresenta una trasgressione del mare dal tardo Messiniano fino allo Zancleano, caratterizzata dal passaggio da un ambiente deltizio-lagunare a uno di "shoreface", cioè un ambiente marino prossimale alla costa e caratterizzato da bassi fondali.


Come arrivarci



Immagini del luogo e ritrovamenti



Immagini della cava. A sinistra, il plateau più basso rispetto alla collina argillosa, che contiene molte Haustator vermicularis. A destra si vede sullo sfondo il lembo grigio di argilla rialzato che contiene la maggior biodiversità.



Immagini del terreno fossilifero. In alto a sinistra vediamo un Conus e una Cochlis appena appoggiate, insieme ad altri frammenti di balani e molluschi, con piccoli bivalvi. In basso a sinistra si vede invece il livello a Potamides dove si possono trovare quasi esclusivamente questi molluschi. A destra una presunta Subula fuscata.



In alcuni punti sembra che il terreno sia completamente costituito da gusci di molluschi e non da argilla. A sinistra, porzione di suolo completamente composto da gusci di Carditidae, Ostreidae, Chamidae, Muricidae, Naticidae, Cerithiidae, Nassariidae ecc.



Un esempio di quello che si può trovare nella cava. Questi esemplari sono stati estratti e lavati dall'argilla, dopodichè riposti in queste scatole in attesa della classificazione. Si possono notare molluschi come Dentalium, Haustator, Bolinus, Hexaplex, Turris, Cochlis, Nassarius, Strioterebrum, Conus, Terebra, Cerithium e Potamides principalmente.



A sinistra, bell'associazione tra un Bolinus brandaris giovanile e un Haustator vermicularis, insieme a un Nassarius non ancora identificato e frammenti di Muricidae. Tutt'intorno sono presenti frammenti di altri Nassarius e Dentalium. Queste "composizioni" mi piacciono particolarmente perchè sono molto rappresentative di quello che si trova nel terreno, inoltre l'argilla è molto modellabile e si presta bene a questo tipo di presentazioni. A destra, il detrito ricavato dal lavaggio di tutti gli esemplari.


Galleria immagini

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Elenco delle specie fossili trovate


In allestimento...



TOTALE



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