In questa sezione voglio raccogliere tutte le informazioni possibili riguardanti la classificazione degli organismi rinvenibili sotto forma di fossile: partendo dalle basi, come il riconoscere il tipo di animale o pianta, fino ad arrivare alle conclusioni più avanzate come ad esempio differenziare i generi di una famiglia di molluschi o riconoscere i coralliti dei cnidari.

La struttura di questa sezione è tale da permettere un facile e intuitivo riconoscimento del pezzo che si ha davanti e di potere, passo dopo passo, risalire al nome corretto del fossile fino alla specie.

Ovviamente non posso essere totalmente esauriente in questa sezione, perchè creare una chiave di classificazione universale dei fossili equivale a voler classificare quasi tutti gli esseri viventi! Mano a mano che le mie conoscenze e la mia collezione si ampliano, spazierò sempre di più verso nuovi phylum cercando di giustificare quello che scrivo con citazioni e fonti web o scritte.


Introduzione alla classificazione dei fossili


Da sx verso dx: uno scafopode (mollusco); un trilobite (artropode); un ammonite (mollusco); un corallo (cnidario); un gasteropode (mollusco); un riccio di mare (echinoderma).
Da sx verso dx: uno scafopode (mollusco); un trilobite (artropode); un ammonite (mollusco); un corallo (cnidario); un gasteropode (mollusco); un riccio di mare (echinoderma).

 

Classificare i fossili significa, praticamente, classificare tutti gli esseri viventi. Infatti troviamo fossili di quasi tutti gli organismi oggi conosciuti, anche quelli costituiti completamente da corpo molle come le meduse o i batteri; esistono fossili di molluschi e coralli, piante e insetti, animali enormi come alcuni mammiferi o i dinosauri e animali microscopici come i coccolitofori o i foraminiferi. Il mondo dei fossili è quindi estremamente ampio e necessita di molte conoscenze: non a caso ogni paleontologo o appassionato è specializzato in uno o pochi phylum o addirittura singole famiglie, spesso limitati a un certo intervallo geologico.

Il mio obiettivo qui non è di raccogliere l'intera classificazione di ogni essere vivente rinvenibile in forma fossile, anche perchè servirebbero secoli interi per raccogliere e studiare campioni e centinaia di migliaia di pagine web! Voglio semplicemente offrire un'infarinatura generale, anche abbastanza approfondita, sui relativi tipi di organismi e sulla loro sistemazione tassonomica. Partiamo subito quindi con i primi concetti fondamentali.

Partiamo con il concetto di classificazione: è la carta d'identità di ogni specie vivente, che grazie a suddivisioni via via sempre più strette può essere ben definita e non confusa con altre. Lo standard di classificazione oggi universalmente accettato è quella chiamata "nomenclatura binomiale" o, per le varietà o sottospecie, "nomenclatura trinomiale": è quella introdotta dal naturalista Linneo nel '700, che permette di chiamare ogni specie animale con due nomi, il genere e la specie, come se fossero il nome e il cognome. Questo metodo è particolarmente efficace ed è tutt'oggi usato.

La sistematica moderna nacque proprio da questo naturalista svedese. Oggi si inseriscono le specie secondo una "scaletta" formata da quelli che vengono chiamati "taxon" (vedi foto a destra), ognuno dei quali rappresenta una suddivisione quando gli organismi presentano differenze, a volte visibili palesemente a occhio nudo (come la metameria o la presenza di un cranio) e altre visibili solo tramite dissezione o osservazione al microscopio (come ad esempio lo sviluppo embrionale).

Questo discorso è ampissimo e, per non andare fuori tema, linko qui sotto delle pagine molto interessanti che parlano di sistematica e storia della classificazione, nonché il suo stato attuale e tutti i taxon oggi accettati:

Pagine Wikipedia (in inglese perchè contengono maggiori informazioni):

Taxonomy (LINK), Systematics (LINK), Linnaean taxonomy (LINK)

Pagine in italiano:

Classificazione scientifica (LINK)

Sito del WoRMS: LINK

Il WoRMS (World register of marine species) è un database web che cerca di raccogliere le classificazioni di tutti gli organismi acquatici attuali, a volte anche con fotografie e descrizioni.


Il continuo rinnovamento delle classificazioni


Testi utili per la classificazione dei fossili: Actes de la societè linneenne (1800-1900), Malacofauna pliocenica toscana di Carlo Chirli (anni 2000), Bellardi-Sacco (1800)
Testi utili per la classificazione dei fossili: Actes de la societè linneenne (1800-1900), Malacofauna pliocenica toscana di Carlo Chirli (anni 2000), Bellardi-Sacco (1800)

Attualmente, per classificare qualsiasi tipo di organismo, si ricorre a testi speciali che molti appassionati chiamano ironicamente i "testi sacri" della paleontologia. Ci sono testi molto antichi, scritti addirittura nell'800 e ancora validi, mentre altri risalgono a qualche anno fa ma contengono nomi che non vengono più usati.

Questo accade perchè con l'avanzare degli anni le nuove tecnologie hanno introdotto una serie di nuovi strumenti e metodologie che hanno rivoluzionato il modo di classificare gli animali: innanzitutto apparecchi migliori e sempre più precisi come i microscopi e le tecniche di dissezione e di rilevazione associate ad essi; la biologia molecolare e genetica che ha dato un enorme contributo alla comprensione delle "radici" dei vari gruppi animali svelando le loro parentele, correlazioni e origini; infine l'esplorazione scientifica sul campo è aumentata considerevolmente, sia per il maggiore interesse della comunità scientifica che per i mezzi più sicuri ed efficienti a disposizione degli scienziati. Grazie a tutte queste innovazioni si può notare, leggendo un libro naturalistico degli anni '90, che le cose sono molto cambiate e si sono fatte sempre più complesse, ramificate e raffinate. Ecco perchè è necessario, una volta ogni tot di tempo, fare una revisione di tutti i raggruppamenti di animali in cui inevitabilmente sono nate nuove considerazioni e scoperte.

Questo è sicuramente un brutto colpo per i collezionisti, per i tassonomi e in generale per gli scienziati che si ritrovano a dover nominare una serie di esemplari fossili (ma questo vale ovviamente anche per le specie viventi): posso dire che l'unica cosa che si può fare è cercare di stare al passo coi tempi, anche se i nomi precedentemente usati cadono spesso in sinonimia con quelli nuovi e non rappresentano invece errori (attenzione, questo non è sempre vero).

A titolo di esempio posso indicare il cambiamento avvenuto all'interno della superfamiglia Conoidea1 (Mollusca, Gastropoda): dal 1993 ha subito almeno 3 revisioni che hanno elevato a "famiglia" molte suddivisioni che prima erano considerate "sottofamiglie" come ad esempio le Conidae, le Mangeliidae e le Raphitomidae.


I phylum più comuni a livello fossilifero


Prendiamo ora in rassegna i Phylum ("tipi") di organismi più comuni da ritrovare a livello di fossili. Questo piccolo paragrafo serve soprattutto ai neofiti, alle prese con la prima ricerca di fossili che può fornire diversi tipi di resti di animali o anche davanti a fossili già puliti e pronti (magari derivanti da un acquisto) che però non sono minimamente classificati.

Prima di cominciare voglio far notare una cosa: spesso, soprattutto per i fossili acquistati, è impossibile risalire alla specie precisa o addirittura alla famiglia: questo perchè, per farlo, è necessario conoscere anche la provenienza e l'età del fossile oppure perchè ci sono parti mancanti fondamentali per la classificazione; altre volte non si hanno invece gli strumenti per farlo, come i libri o i siti specializzati.


Clicca sui vari phylum per accedere alla sezione dedicata.


IL PHYLUM PIÙ FREQUENTE: I MOLLUSCHI

I molluschi sono sicuramente gli animali più facilmente ritrovabili in un'uscita fossilifera, soprattutto quando si ha a che fare con rocce relativamente giovani (Cenozoico). Sono anche i resti più facilmente riconoscibili, infatti ne abbiamo visti di molti tipi e dimensioni, e il loro riconoscimento è praticamente intuitivo.

Ma non è tutto rose e fiori: molti molluschi non sembrano tali, ed altri organismi di altri phylum potrebbero assomigliargli. E' il caso, ad esempio, delle strane Calyptraeidae che sono dissimili dallo stereotipo di conchiglia o di alcuni Scaphopoda, che potrebbero assomigliare a tubi di vermi; oppure alcuni anellidi che costruiscono tubi molto spessi (come Protula o Serpula) che hanno l'aspetto dei Vermetidae, una famiglia di molluschi.

Non c'è un canone universale che permette di sapere a priori se un fossile sconosciuto è un mollusco o meno, ma è solo l'esperienza che può dare certezze. Certo, caratteri base come la presenza di una protoconca o di un opercolo permettono con certezza di attribuire il fossile al phylum Mollusca, ma non sempre i fossili sono integri in quanto rotti o erosi. Inoltre, come detto prima, altri animali hanno strutture molto simili a quelle dei molluschi.

Che confusione!! Come fare quindi per essere sicuri che il fossile che si ha in mano è un mollusco? Risposta più corretta: esperienza.

Per aiutare i neofiti a fare esperienza, cliccando sull'immagine si potrà accedere alla sezione che parla del phylum Mollusca: li si trova la chiave di classificazione passo-passo che, con buona probabilità, porterà alla corretta classificazione dei pezzi.

Nella foto in alto, esempi di molluschi: sono raffigurate le classi Gastropoda, Bivalvia, Scaphopoda e Cephalopoda.


IL PHYLUM CNIDARIA

Il phylum Cnidaria raggruppa gli organismi conosciuti come coralli e meduse. Sono un altro gruppo relativamente comune da trovare sotto forma di fossili: basta pensare che nel Cenozoico l'Italia è stata quasi sempre interessata da un clima tropicale, almeno fino al Pliocene medio-inferiore, infatti si trovano moltissimi resti di coralli diversi nelle argille e nelle sabbie. I cnidari sono anche molto diffusi nei sedimenti mesozoici, con molti esempi in Italia come nei dintorni di Roma o nelle famosissime Dolomiti.

Riconoscere un corallo (lasciando perdere per ora le meduse, estremamente rare) è abbastanza facile: il primo carattere da riconoscere è sicuramente la presenza del corallite, l'individuo singolo che forma la colonia di corallo. Attenzione che questi coralliti possono anche essere isolati (coralli solitari). Questo individuo base forma uno scheletro che si andrà a conservare nei sedimenti: è riconoscibile dalla struttura raggiata, contenente un certo numero di setti e altre strutture come pali, pori, columella o muri. Sono proprio queste strutture che permettono di riconoscere la famiglia e poi il genere del corallo. Per individuare la specie occorre ottenere testi specifici riguardanti l'epoca e la provenienza.


IL PHYLUM BRIOZOA

I briozoi sono animali dall'aspetto simile ai cnidari ma in miniatura. Sono comunissimi nei mari attuali e lo sono stati anche in passato, infatti i loro fossili sono molto frequenti. Non tutte le specie di briozoi possono fossilizzarsi: alcune formano infatti teche calcaree ed altre chitinose, che spesso di dissolvono.

Differenziarli dai cnidari è relativamente facile: di solito i singoli individui della colonia (zooidi) sono molto più piccoli di un singolo corallite. Inoltre i cnidari, come detto prima, hanno strutture raggiate mentre i briozoi, visti con la lente, formano astucci simili a capsule senza strutture raggiate (gli zooeci), che tuttavia possono avere caratteristiche particolari come tasche, spuntoni o rientranze. Oltre ai cnidari, non ci sono altri phylum simili a questi animali; forse qualche forma di alga corallina o porifero potrebbe assomigliarci ma l'aspetto generale toglie ogni dubbio.


IL PHYLUM BRACHIOPODA

I brachiopodi sono organismi bentonici sessili (che vivono cioè sul fondo del mare, fissati e non in grado di muoversi) dall'aspetto molto simile ai molluschi bivalvi, ma che se ne differenziano per l'anatomia: non sono infatti parenti di questi ultimi e le abitudini di vita nonchè la disposizione degli organi interni è molto diversa.

Erano molto diffusi nel Paleozoico e furono uno dei primi phylum di animali complessi a colonizzare la Terra. Si ridussero molto a partire dall'estinzione di massa del Permiano-Triassico, e grazie all'arrivo di organismi più evoluti come i bivalvi furono costretti a ritirarsi in ambienti rifugio a bassa competizione, come le profondità marine, dove vivono attualmente.

Si riconoscono dai bivalvi per la forma caratteristica; inoltre quelli peduncolati possiedono un foro nei pressi dell'umbone.


IL PHYLUM ECHINODERMA

Anche gli echinodermi sono abbastanza comuni nei depositi fossiliferi, soprattutto i ricci di mare del Cenozoico e i crinoidi del Mesozoico. Si presentano in molte forme diverse e spesso non è intuitivo inserire un fossile in questo phylum, questo perchè si ha quasi sempre a che fare con frammenti e non con esemplari completi.

Anche questo phylum comprende animali molto antichi, presenti sulla Terra dal Cambriano inferiore, che durante le ere si sono diversificati moltissimo. Non è possibile definire un aspetto base o generale dei fossili degli echinodermi, in quanto sono tutti diversi: anche qui l'esperienza è l'unica a togliere ogni dubbio, anche se alcuni tratti potrebbero indirizzare a questo gruppo, come piastre, spine o frammenti poligonali.


IL PHYLUM ARTHROPODA

Questo phylum raggruppa i 5/6 delle specie animali attuali conosciute, per un totale di circa 2 milioni di specie: oltretutto ne devono essere scoperte molte altre!

Il numero così elevato di specie indica come questo gruppo di animali possegga delle strutture anatomiche e dei modi di vita particolarmente efficaci a vivere sulla Terra e ad adattarsi ai cambiamenti. Fanno parte di questo phylum gli insetti, i crostacei, ragni e scorpioni, trilobiti, millepiedi e centopiedi. Sono sopravvissuti a tutte le estinzioni di massa del pianeta e dopo ognuna di essa si sono diversificati ancora di più. Dei veri terminator! Gli esempi fossili di questo phylum sono molto ampi: andiamo dai famosissimi trilobiti dell'era primaria, alle ambre contenenti insetti del Baltico o dei Caraibi, ai granchi del Cenozoico ritrovabili anche in Italia. Inoltre molti organismi vissuti in epoche molto remote (come il Cambriano o il Siluriano) sono da ascrivere agli artropodi per la loro forma e organizzazione del corpo. Si pensa che questo grande gruppo sia imparentato con gli anellidi, ed in effetti ci sono molti tratti comuni tra i due phylum (come ad esempio la metameria, cioè la divisione del corpo in segmenti).


IL PHYLUM ANELLIDA

Gli anellidi sono un gruppo di animali che comprende i vermi per antonomasia (ma attenzione, non tutti i vermi sono anellidi, infatti questi presentano metameria in tutto il corpo e in quasi tutti gli organi). Abbiamo esempi di anellidi nel terreno (i lombrichi) o, molto più comunemente, nel mare (spirografo, vermecane, serpule); a livello fossilifero sono, come si intuisce, molto rari, perchè sono organismi dal corpo molle: gli unici fossili ritrovabili sono le impronte nei sedimenti finissimi molto antichi, resti di sporadiche parti dure come le mascelle o, molto più comunemente, i tubi che essi generano per difesa e nei quali vivono. Ho trovato più volte resti di tubi di anellidi nel Pliocene italiano, dai grossi tubi di organismi simili a Protula fino a piccole "spirali" incrostanti di Spirorbis.


IL PHYLUM SARCOMASTIGOPHORA

 

Che parola complicata! Questo è il phylum che comprende i piccolissimi ma diffusissimi foraminiferi, i radiolari e altri organismi flagellati dal corpo molle che non si trovano allo stato fossile. Questo gruppo del regno Protista è estremamente importante per la paleontologia nonchè per l'attuale biologia marina, perchè questi organismi contengono le "registrazioni" di innumerevoli parametri ambientali come le temperature, l'inquinamento (in quelli moderni), la profondità, la concentrazione di ossigeno e l'età dei sedimenti dove vengono trovati i loro resti fossili. Molti sono fossili guida di un determinato periodo perchè comparsi e poi estinti in un breve tempo geologico.

Anche se non si notano sono comunissimi a livello fossilifero: basta lavare un'argilla, anche sterile a prima vista, per poter ricavare dei piccoli foraminiferi da osservare al microscopio. La loro dimensione varia da un centinaio di micron (un decimo di mm) fino a svariati centimetri, come i nummuliti del Paleogene.


IL PHYLUM CHORDATA

 

Questo phylum raccoglie gli animali che siamo più abituati a vedere: i mammiferi, i rettili, gli uccelli, i pesci ma anche altri gruppi meno conosciuti come le missine, i tunicati o gli anfiossi. Lasciando perdere per ora questi gruppi meno conosciuti, i cordati sono principalmente quelli che vengono chiamati vertebrati e, in quanto tali, si rinvengono sotto forma fossile le ossa che costituiscono il loro scheletro.

I loro fossili non sono comuni come quelli di molti phylum di invertebrati ma i loro ritrovamenti sono spesso scientificamente molto preziosi dato che ci permettono di ricostruire le condizioni di un determinato ambiente, grazie alla maggiore conoscenza delle loro abitudini di vita rispetto a quelle degli invertebrati. Inoltre, essendo spesso di dimensioni rilevanti, i fossili dei vertebrati sono ritrovamenti quasi sempre museali: basta ricordare i dinosauri, i mammoth, gli ittiosauri o le balene. E' anche grazie ai vertebrati che si conoscono le oscillazioni dei periodi glaciali e interglaciali del mondo: le iene e le scimmie in Inghilterra o gli ippopotami, i rinoceronti e i mammoth in Italia potrebbero sembrare "fuori posto" se non si considera un repentino cambiamento del clima in tempi antichi, ipotesi maturata e affermata anche grazie al ritrovamento di questi fossili.


I PHYLUM DEL REGNO PLANTAE

Un altro "tipo" di fossili ritrovabili è quello delle piante: ho deciso di raggrupparle tutte in un'unica sezione perchè i singoli phylum sarebbero stati troppo specifici e avrebbero contenuto troppe poche informazioni.

I fossili vegetali più comuni da trovare sono sicuramente quelli cenozoici, infatti nei recenti travertini o nelle argille fluvio-palustri del Pliocene ci sono spesso impronte di foglie di piante diverse. Nei sedimenti più antichi invece sono da ricordare le felci, molto diffuse soprattutto tra i rivenditori di fossili. C'è da ricordarsi che lo stesso carbone è un insieme di fossili di piante del periodo Carbonifero.

Strano ma vero, anche nei sedimenti marini si possono trovare fossili appartenenti a vegetali: è il caso ad esempio delle alghe coralline (phylum Rhodophyta, famiglia Corallinaceae) che formano incrostazioni dall'aspetto caratteristico molto comuni nei depositi pliocenici italiani. Un'altra tipologia sono le ambre: resine fossili colate dagli alberi e sedimentate, spesso contenenti resti di animali. Ancora, abbiamo un'intera branca della paleontologia adibita allo studio dei pollini fossili: la paleopalinologia, sviluppata solo recentemente, che ha permesso di smentire molte teorie e di farne nascere di nuove, anche riguardo la comparsa delle prime forme di vita pluricellulari sulla Terra.